Ruth Riegler ha intervistato un attivista in Siria per comprendere la vita che si conduce nella Siria rivoluzionaria. Egli usa uno pseudonomo. Traduzione a cura di Shadi Inomad
RR: Come descriveresti la vita prima della rivoluzione? E quali credi siano state le origini della rivoluzione?
FS: Il mio nome è Libero Siriano (Free Syrian). Voglio dire al mondo perché abbiamo fatto la rivoluzione contro Bashar Al Assad e il suo regime. Tutti nel mondo sanno che si tratta di una grandiosa rivoluzione, ma in realtà nessuno sa quale sia la vera ragione dietro di essa. Te lo dirò io. Voglio che il mondo intero sappia come si viveva prima della rivoluzione e quali sono le ragioni di questa. Vivevamo in un mondo in cui abbiamo dovuto dar retta e obbedire come schiavi – qualunque cosa dicesse il padrone, dovevi obbedire e farlo, e se gli disubbidivi ti puniva o ti uccideva.
Abbiamo vissuto in uno stato di sicurezza, il che significa che siamo stati governati da un presidente e dai suoi militari, dall’intelligence, dagli ufficiali dell’esercito, dalla polizia regolare e quella militare, dagli informatori e dagli shabbiha (bande armate, sono delle milizie paramilitari a base settaria, ossia composta da alawiti, che vengono pagate profumatamente e agiscono a sostegno di Assad, ndr). Quando volevi far qualcosa, dovevi prima ottenere il loro permesso e vedere se le loro regole ti permettevano di farlo o no, il che significava che non avevi il diritto di fare nessuna cosa in modo indipendente e avresti dovuto affrontare degli ostacoli se avessi tentato. Solo il personale del regime poteva vivere liberamente e senza essere governati da delle leggi; potevano fare ciò che volevano senza chiedere, comandando ogni settore, tra cui il sistema politico, il petrolio e il gas, l’economia, le banche, il commercio, i militari, l’agricoltura e l’istruzione. In effetti, si consideravano degli dei.

I siriani erano proibiti dal toccare la loro terra: l’esercito israeliano, addirittura faceva esercitazioni.
Abbiamo vissuto sotto questo regime, che rivendica di essere anti-sionista, ma in realtà questa è solo un’altra menzogna perché per 47 anni non ha mai sparato un solo proiettile contro Israele e ha mantenuto la calma nelle alture occupate del Golan, vietando a qualsiasi siriano di sparare anche un solo colpo contro Israele o di rivendicare questa terra rubata. Chiunque lo avesse fatto sarebbe stato gettato in prigione, punito ed eventualmente ucciso.
Abbiamo vissuto come schiavi, senza alcun diritto. Ci sono stati vietati la scelta di un candidato alla presidenza, lo svolgimento di elezioni libere, la costituzione di partiti politici o la selezione di nostri rappresentanti per il parlamento. Solo ad Assad e alla sua rete di intelligence era concesso scegliere i parlamentari e scelsero le persone più corrotte, senza morale o coscienza, permettendo loro di fare i propri interessi. Se ti fossi opposto a qualunque cosa facessero, saresti stati messo in prigione e ti avrebbero fatto ogni cosa avessero voluto, perché tu non sei nulla per loro.
La gente aveva paura di opporsi o dissentire con il regime o chiunque fosse vicino ai servizi segreti: i siriani impararono a tenere la testa bassa e non dire nulla. Anche se solo avessi maledetto Bashar, sarebbero venuti a prenderti ovunque tu fossi e ti avrebbero portato alla sezione locale dei servizi segreti, senza che nessuno sapesse dove tu fossi o osasse chiedere di te o anche solo nominare il tuo nome. Se volevi dare vita a un movimento politico sarebbe successo lo stesso, perché in Siria abbiamo avuto un solo partito e tutti i siriani erano costretti a farne parte. Se tu avessi evitato il servizio militare obbligatorio e non volessi servire, ti avrebbero imprigionato per tre o più mesi per poi in ogni caso costringerti a fare il servizio militare. Se si fosse morti in custodia dei servizi segreti, nessuno avrebbe chiesto come e perché eri morto e nessuno sarebbe stato ritenuto responsabile per la tua morte, perché la Costituzione conferisce l’immunità completa al presidente, ai suoi servizi di intelligence e i suoi alleati militari. Il popolo siriano è trattato come gli insetti che sono schiacciati sotto i piedi, senza attenzione per i nostri morti.
Il sistema permetteva al presidente, alle sue forze armate e ai servizi segreti, di arrestare, torturare o uccidere chiunque, di fare quello che volevano di noi, senza che nessuno nel mondo esterno sapesse cosa stava succedendo. La corruzione, il nepotismo e il favoritismo sono la norma in tutte le istituzioni statali e la gente ha imparato a esistere solo e a badare solo ai propri interessi, non chiedendo o aiutando nessuno se non sè stessi, dove solo Assad ei suoi fedelissimi del regime avevano il permesso di fare ciò che volevano; la Siria è la sua fattoria e i siriani sono gli animali.
Vorrei anche fare un accenno sull’economia siriana. Nonostante la scoperta di riserve di petrolio e di gas nel nord-est del paese e di enormi riserve di petrolio e di gas offshore, ci chiedevamo perché questi prodotti fossero così costosi per noi e perché invece compravamo gas e petrolio dall’Iran, Iraq ed Egitto. Abbiamo scoperto che questo accadeva perché Bashar e la sua famiglia rubavano il gas e il petrolio della Siria per venderlo sottocosto alla Russia e ai paesi europei, mantenendo i profitti per sè stessi, mentre noi siriani non avevamo altra scelta che comprare gas e petrolio dalle aziende statali a prezzi elevati – sempre che riuscissimo a trovarne per tutti. Il governo aumentò artificiosamente in modo costante il prezzo del petrolio e del gas e di conseguenza i prezzi di ogni altro bene – pane, riso, zucchero, vestiti, prodotti elettronici, case, tutto – aumentò e continuò a crescere senza mai diminuire. Data la grande ricchezza di petrolio e gas del nostro Paese, questa è la situazione più assurda.
La nostra economia è una farsa. Anche se il governo ha ottenuto aiuti provenienti da altri paesi, qualunque nostra domanda riguardo dove sarebbero finiti tali fondi è rimasta senza risposta. Quando volevamo sviluppare la didattica del paese, la sanità, l’agricoltura, alcuni settori industriali o la sua rete elettrica, il governo disse che avrebbe avuto bisogno di imporre più tasse per farlo, che avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di altre nazioni, perché la Siria non aveva le risorse.

Ogni aspetto della vita dei siriani era controllato, l’intelligenza spiava sempre. Ecco la vita sotto degli Assad.
Se un siriano, cercando di vivere una vita dignitosa, avesse voluto avviare una attività produttiva per vendere i nostri propri prodotti, o di importare merci da rivendere, come automobili, vestiti o apparecchiature elettriche, il regime non ce lo avrebbe permesso, a meno che ne avesse una percentuale degli utili e fossero pagate tangenti regolari [oltre le consuete tasse]. Se eri d’accordo, ti avrebbero concesso una licenza di esercizio, ma se ti fossi rifiutato, ti avrebbero respinto la richiesta e creato ostacoli.
Chiunque avesse voluto aprire qualsiasi tipo di negozio, sia un piccolo negozio che venda generi alimentari, o una libreria, un supermercato, un internet café o qualsiasi altra cosa, avrebbe dovuto anzitutto ottenere il permesso da parte dei servizi segreti, prima di richiedere una licenza agli organi statali competenti, e pagare tangenti ai funzionari. Per esempio, se avessi voluto aprire un internet café, avrei dovuto in primis ottnere il permesso dei servizi segreti, quindi andare al ministero della comunicazione e pagare una tangente ai funzionari perché alla domanda fosse dato il suo corso, prima di andare all’ufficio locale del governatorato, poi all’ente dell’istituzione finanziaria, e proseguire con questo groviglio burocratico per mesi prima di non arrivare comunque a ottenere niente. Anche se volevi sposarti e organizzare una festa di nozze, per farlo dovevi prima ottenere il permesso ufficiale dello stato; mi dispiace usare un linguaggio grezzo, ma è una storiella ricorrente tra siriani che anche se tu volessi fare l’amore con tua moglie era prima necessario ottenere il permesso scritto del governo.
Abbiamo anche avuto il servizio militare obbligatorio per ogni uomo di una certa età. Molti fuggono all’estero per lavorare o studiare quando raggiungono i 18 anni, o pagano tangenti per evitare il servizio militare (dai 1000 dollari americani in su, cioè lo stipendio medio annuale di un siriano, ndr). Se non potevi permetterti di viaggiare e lavorare o studiare all’estero e non avessi altro modo per sfuggire alla coscrizione, avresti potuto lavorare per loro come un servo, un autista o una guardia. Se eri in grado di pagare una tangente settimanale agli ufficiali superiori, avresti potuto esser esentato dal servizio e avresti potuto ottenere il permesso di andare a cercare un posto di lavoro o piuttosto rimanere disoccupato. Se avessi potuto permetterti di pagare una tangente maggiore come l’acquisto di un televisore per un alto ufficiale, o di pagare le loro bollette telefoniche, o riparare la sua macchina o facendo un qualsiasi altro servizio utile, avresti potuto essere in grado di evitare il servizio militare per i prossimi due anni, ma dopo ciò avresti dovuti iniziare la tua vita ancora una volta da zero.
Queste sono alcune delle cose che ci hanno spinto a insorgere contro il regime di Assad. Vogliamo la libertà. Vogliamo scegliere noi stessi la nostra vita. Vogliamo organizzare e rafforzare il nostro paese con le nostre mani. Vogliamo costruire e produrre le nostre merci nei nostri stabilimenti. Vogliamo migliorare l’istruzione della Siria, la salute, l’agricoltura e tutti gli altri settori, che Assad ha ignorato, vogliamo essere innovatori, per costruire le prime automobili e primi treni arabi. Sì, siamo persone come chiunque altro al mondo che vuole dignità. Per tutte queste ragioni noi continueremo a combattere e non torneremo indietro; vivremo la nostra vita con dignità o moriremo come martiri. Vogliamo la libertà.
RR: Puoi brevemente descrivere una giornata tipo in modo da dare ai lettori un’idea di ciò che tu e altri siriani dovete avere a che fare?
FS: Immaginati di svegliarti in una bella mattina di sole, di lavarti il viso e poi bere il tuo caffè, sorridendo al pensiero di quel che otterrai oggi, anche se devi superare degli ostacoli introdotti da parte del governo sul tuo percorso. Quella era la vita prima della rivoluzione.
Ora riusciamo a dormire in orari normali e ci svegliamo presto, sempre che riusciamo a dormire. Tutto ciò che riguarda le nostre vite è cambiato da quando è iniziata la nostra benedetta rivoluzione, il 15 Marzo 2011 a Daraa. Ad ogni modo, lascia che ti dica cosa è cambiato nel mio programma quotidiano e nella vita in generale. Anzitutto, ho comiciato a dormire tardi oppure a mala pena non dormire affatto, svegliandomi sempre per udire esplosioni di bombe, colpi di cannone, spari oppure manifestazioni, giorno e notte. Pure le mie abitudini sono cambiate. Frequentavo un istituto locale di lingua inglese per esercitarmi nella capacità di traduzione e per sviluppare le mie competenze dopo la laurea, così come mi incontravo con un amico per lavorare in modo da trovare il miglior posto per ottenere un master in traduzione. Trovai un posto in un corso a Preston, nel Regno Unito, ma sfortunatamente non sono stato in grado di accettare l’offerta poiché non in possesso di un passaporto e poiché erano stati sospeti i corsi TOEFL al Centro Linguistico Americo nella mia città. Nonostante io abbia anche contattato il British Council per cercare di convincerli ad offrire un corso TOEFL o ILTES nel Regno Unito, non penso che quest’anno riuscirò a iniziare il mio Master e comunque ho perso la mia occasione. Questo non è stato l’unico problema che ho dovuto affrontare da quando, dopo aver cercato per un certo tempo un lavoro, me ne era stato promesso uno l’anno scorso in una società privata di comunicazioni. Tuttavia anche questo è saltato dato che la situazione qui era diventata sempre peggiore. Il fatto che non avessi svolto il servizio militare significava che non potevo lavorare o viaggiare, perché non fare il servizio militare ti preclude la possibilità di fare entrambe le cose, un altro ostacolo per lasciare il paese per fare il mio Master. Questo mi ha fatto sentire senza speranza, senza lavoro e senza la speranza di un Master stavo perdendo il desiderio per la vita e tutto il resto. In seguito il regime cominciò ad uccidere la nostra gente, in un primo momento a Daraa, dove le truppe di Assad usavano proiettili veri contro manifestanti disarmati, e in seguito con carri armati dentro le città. A noi giovani siriani ciò non piacque e cominciammo a manifestare contro questo atteggiamento. Successivamente il regime cominciò ad utilizzare delinquenti e picchiatori in borghese, noti come “shabbiha”, per terrorizzarci, e da allora ha usato di tutto contro di noi.
Prima della rivoluzione ero solito avere tre pasti al giorno, ora ne ho uno solo. Prima dormivo otto ore, ora avrei potuto al massimo dormirne cinque e spesso restavo sveglio fino al mattino. Ho lavorato per far quel che potevo per aiutare i siriani che avevano bisogno di assistenza, nascondendoli e aiutando chiunque avesse bisogno di tradurre notizie o video inviati da altri attivisti. Ricevo un sacco di notizie, le traduco e le condivido ovunque posso, parlando con amici e scambiando opinioni su cosa dovremmo fare. Gran parte delle nostre conversazioni ruotano attorno a come ogni altra nazione del mondo stia sostenendo Bashar affinché rimanga al potere perché non vogliono perdere il loro maialino domestico che protegge Israele e ne preserva la sicurezza nella regione.
Il regime ora ha collocato posti di blocco sulle strade principali in ogni paesino ed in ogni città, e ha chiuso tutte le strade che portano al suo palazzo a Damasco, così come ha posizionato cecchini ovunque, specialmente nelle zone dei ribelli. Se vuoi andare a fare shopping o in palestra, vedere gli amici o andare da qualsiasi parte, le truppe del regime ti feramo ai checkpoints e verificano che il tuo nome non sia inserito nella lunga lista dei soggetti ricercati, di quelli che identificati come attivisti o di quelli che hanno evitato il servizio militare. Se il tuo nome è nella lista, ti arrestano o semplicemente ti sparano sul posto. Ogni giorno dobbiamo passare attraverso questi posti di blocco. Un giorno, di recente, sono andato a trovare degli amici per aiutarli nel lavoro connesso alla rivoluzione. Fui fermato per una mezz’ora ad un checkpoint e cominciai a preoccuparmi. Quando un soldato del regime chiamò il mio nome, andai da lui e gli chiesi quale fosse il problema: mi guardò e mi disse “Prendi la tua carta d’identità e vattene, stai sprecando il nostro tempo alla ricerca del nulla”. Dopo questo avvenimento, decisi che ovunque sarei andato, avrei utilizzato una scorciatoria per evitare i posti di blocco. Recentemente, in un’altra occasione, andai a Barzeh a visitare i genitori di un amico di nome Salim che era stato colpito a morte da un cecchino, per portar loro le mie condoglianze. In quel momento in quella zona vi erano degli scontri feroci tra le truppe del regime e l’ESL. Mentre ero in direzione dell’isolato dove si trovava l’appartamento della famiglia di Salim, un cecchino mi sparò ma mi manco per poco. Realizzai tutto ciò solo quando uno sconosciuto mi tirò verso l’entrata e mi disse “Sei matto? Vuoi morire così in malo modo?”.
Bashar il maiale ha ordinato di piazzare cecchini ovunque e ha dato loro istruzioni di sparare a chiunque essi vogliano. Molti dei miei amici sono stati uccisi dai cecchini, mentre altri sono stati nel mirino ma sono sopravvissuti. Un mio amico di nome Anwar ch era senza paura e partecipava ad ogni manifestazione anti-regime, fu colpito alla testa. Nonostante sia rimasto nel reparti di terapia intensiva per sei mesi, Allah ha evidentemente voluto che continuasse a vivere, con il proiettile che era passato attraverso il cranio. Nonostante sia sopravvissuto, tuttavia ora è parzialmente paralizzato e ha una mobilità molto limitata del suo braccio e della gamba destre. Altri amici sono tra coloro che sono scomparsi dopo esser stati arrestati dalle forze del regime; nessuno sa dove siano o se siano ancora ancora in vita. Uno di loro, un mio caro amico che si chiama Bilal, era sempre solito venire ad ogni manifestazione per sostenere la caduta del regime. Quotidianamente sento di amici che vengono rapiti per ottenere un riscatto, mentre alcuni amici vengono rapiti per strada oppure ai posti di blocco. Alcuni chiamano i loro genitori per chiedere soldi da versare ai rapitori; a meno che il riscatto non sia pagato non gli viene detto dove si trovi il loro bambino.
E’ impossibile descrivere l’interno che stiamo vivendo, senza alcun ordine o stabilità, mentre il mondo sta a guardare e non fa nulla. Molti giovani per sopravvivere fuggono all’estero: altri si uniscono all’ESL, molti dei quali dopo aver defezionato dalle forze del regime che sono sono costretti a servire. Al momento questa è la mia vita in Siria. Ho pensato di entrare nell’ESL. A dire il vero, spesso vorrei fuggire il più velocemente possibile. Già avevo pensato di fuggire e di andare all’estero, ma come ho detto non ho un passaporto e, nonostante abbia chiesto a molti amici e conoscenti di aiutarmi ad uscire, è molto difficile farlo senza passaporto.
Alla fine voglio dire che odio Bashar Al Assad e suo padre da quando sono venuti a governare la Siria. Conosciamo tutta la storia della sua famiglia e quel che hanno fatto. Sappiamo della loro distruzione assassina e sappiamo che Hafez Al Assad ebbe supporto e copertura dei suoi crimi a Hama, Aleppo e Deir El Zour (all’inizio degli anni ’80, ndr) da parte di USA, Russia, Iran e Israele e che questi stessi paesi stanno facendo lo stesso per suo figlio Bashar.

Dopo l’ennesima invasione del campo rifugiati vicino Damasco. Carri armati che hanno devastato anche le macchine.
RR: Come rispondi a quelli che continuano ad insistere sul fatto che Assad è un’icona anti-sionista?
FS: Tutti sappiamo che Hafez Al Assad (che Allah possa maledire lui e suo figlio) ha venduto le alture del Golan ad Israele e che fu responsabile dell’uccisione di molti palestinesi in Libano e Siria per preservare la sicurezza di Israele in Libano. Ora suo figlio Bashar sta facendo la stessa cosa in maniera differente. Ha attaccato molte aree palestinesi presenti in Siria, in particolare a Damasco il campo profughi di Yarmouk, che ho visto con i miei occhi. Se credi che egli sostenga Hezbollah per combattere e sconfiggere Israele, questa è una menzogna. Tutti sappiamo che (Bashar, ndr) ha dato a Hezbollah il via libera di uccidere il leader sunnita Rafiq Al Hariri in Libano, oltre ad esser d’accordo con Nasrallah per migliorare l’immagine di Nasrallah stesso e farlo sembrare un eroe di guerra, ma la guerra del 2007 contro Israele fu un’altra menzogna, semplicemente uno stratagemma per consentire l’espansione di Hezbollah in Libano e far sì che gli sciiti avessero un maggior potere nel paese per permettere all’Iran di avere lì il controllo e realizzare il piano di Teheran per un Medio Oriente sciita, dall’Iran all’Iraq, Siria, Libano, Egitto, Arabia Saudita e Yemen. Bashar Al Assad insiste sempre sul fatto che si oppone a Israele, che egli conduce la resistenza contro Israele stesso. Al che io rispondo: allora perché improgioni, torturi e uccidi i miei amici e decine di migliaia di altre persone in Siria? Perché ammazzi i miei fratelli palestinesi e iracheni? Perché non hai fatto nulla quando gli aerei militari israeliani violarono lo spazio aereo siriano? Non cercare di mentire al popolo siriano, noi ti conosciamo meglio di chiunque altro, lo sappiamo che il tuo lavoro è quello di uccidere noi e proteggere Israele; che Dio ti maledica, figlio di un adulterio.
RR: Come fai fronte allo stress per vivere in quella che è a tutti gli effetti una zona di guerra?
FS: E’ molto difficile per noi garantire i nostri bisogni in queste circostanze; viviamo con prudenza e mangiamo e compriamo solo lo stretto necessario. Per me, diventa più difficile sapendo che sono senza lavoro e che mio padre mi sta tuttora aiutando finanziariamente. Vivo con i miei genitori e li aiuto; nella situazione attuale, in Siria la maggior parte delle famiglie allargate è ammassata in una sola casa, con qualcosa come dalle tre alle dieci famiglie separate in ogni casa. La situazione è molto brutta, la maggior parte della Siria, tra il 65 e il 75%, è distrutta. Cerchiamo di acquistare e immagazzinare tutto il cibo che si può, ma alcune zone sono senza niente. In aree come quella di Homs non riescono a trovare alcun cibo e niente con cui proteggersi e mantenersi al caldo. L’inverno presto arriverà, fra due mesi, e vogliamo porre fine a ciò il più presto possibile. La maggior parte delle città siriana non hanno più nulla, Assad ha bruciato la maggior parte delle colture e ha distrutto le case. Io posso mangiare quasi tutti i giorni, ma altri non possono e sono preoccupato per loro. Gli inviamo aiuti ma il regime sta assediando quelle aree, nonostante l’ESL faccia del suo meglio e lavora duramente per fornire aiuti e medicine.
Nessuno ha una minima idea della tragedia che stiamo vivendo, ma i nostri spiriti rimangono forti e tutti noi sappiamo che vinceremo perché Allah è con noi e uccideremo Bashar, inshallah. Continueremo a sostenerci l’un l’altro con cibo, medicine o qualsiasi cosa necessaria per vincere. Voglio sottolineare che il vero esercito del nostro paese è l’Esercito Siriano Libero, l’ESL, e siamo molto orgogliosi di loro. Siamo tutti parte del popolo siriano e saremo tutti uniti: come gridiamo alle nostre manifestazioni, “Uno, uno, uno – il popolo siriano è uno”.
RR: Come ti senti circa l’apatia di gran parte del mondo nei confronti della rivoluzione siriana e hai cambiato opinione riguardo la “comunità internazionale”? Se sì, come?
FS: Perché il mondo intero ha benedetto le rivoluzioni in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen e le ha sostenute, mentre nessuno ha aiutato o supportato la nostra rivoluzione inSiria o ha cercato di raccontare la verità sulla giustezza della nostra causa? Perché è stato permesso a Russia, Iran, Cina e Iraq di continuare ad aiutare Bashar e il suo regime con armi, denaro, petrolio, benzina e iniziative politiche? Perché le potenze occidentali non hanno cercato di aiutarci creando una no-fly zone, fornendoci le armi necessarie o garantire zone al sicuro per i civili?
Tutte queste domande possono sembrare senza risposta, ma noi siriani sappiamo perché: le potenze occidentali vogliono imporci la loro soluzione con le loro maniere, e questo è ciò che non accetteremo mai. Ma ti dirò quali sono le opzioni o le soluzioni che ci offrono. Vogliono farci accettare le loro condizioni, consentendo a Bashar di rimanere al potere, accordandoci una libertà apparente e dei cambiamenti di facciata creando un governo di unità nazionale. Non vogliono gente nobile o veri ed autentici patrioti così come non vogliono l’ESL; vogliono ucciderli tutti e imporci a loro volontà. Quel che più conta è che vogliono che Israele sia lasciata in pace senza che nessuno possa persino portare qualsiasi pericolo, e come la storia dimostra, Bashar è il miglior candidato per questo. Per questo motivo (le potenze occidentali, ndr) lasciano che Iran, Russia e Iraq lo sostengano inviandogli più armi e truppe per aiutarlo dopo che non avrà più siriani che compiono defezioni di massa in quanto i siriani non lo vogliono. Esse permettono a questi paesi di inviargli soldi e truppe da parte di Hezbollah, dell’Esercito del Mahdy (formazione paramilitare irachena creata nel giugno 2003 dal leader sciita iracheno Moqtada Al-Sadr, ndr) e della Quds Force (letteralmente “Brigata Gerusalemme”, l’unità delle Guardie Rivoluzionarie responsabile dell’esportazione dell’ideologia khomeinista fuori dall’Iran, è guidata dal generale Qasem Suleimani, ndr). Il loro pretesto per consentire ciò è che la questione è difficile e complessa, ma in realtà è molto semplice: vogliamo la libertà. Dateci le armi pesanti necessarie a distruggere i suoi aerei da guerra, carri armati e lanciarazzi e possiamo vincere. Essi sanno che Bashar è estremamente povero così usano anche la scusa che se ci dessero le armi, l’ESL non sarebbe in grado di controllarne l’accesso e Al Qaeda acquisirebbe potere. Ma i siriani sono tutti ben consapevoli che non esiste Al Qaeda nè in Siria nè in nessun paese arabo, e così le potenze occidentali tirarono fuori un’altra scusa: che la nostra opposizione non è unita. Ma in realtà neanchè le opposizioni che rovesciarono regimi in altre nazioni erano unite.
Le potenze occidentali non hanno fatto nulla neanche per i rifugiati siriani in Turchia, Giordania, Libano e Iraq; non hanno inviato loro alcun aiuto reale e non hanno permesso loro di fare nessun lavoro. Non li hanno nemmeno registrati presso le Nazioni Unite (come rifugiati, ndr), li hanno semplicemente lassciati nei campi situati in zone morte in Iraq e Giordania, perché vogliono che i siriani obbediscano ai loro ordini, accettando Bashar Al Asssad e ritornando a vivere sotto il suo regime e se rifiuteranno, verranno puniti lasciandoli senza cibo, acqua o i servizi essenziali. Non ci aiuteranno a ucciderlo, nessuno ci aiuterà. Abbiamo solo noi stessi e facciamo affidanmento solo a Dio, e questo è quel già stiamo facendo ora.
RR: Come vedi svilupparsi la situazione in Siria nel breve e nel lungo termine, e ti senti ottimista che si possa avere la pace dopo la caduta di Assad?
FS: La situazione si svilupperà in maniera lenta e sanguinosa se non lavoreremo sodo per risolverla. Se siamo in grado di muoverci velocemente per liberar noi stessi sarà il miligior modo per non perdere altri siriani e per salvare ciò che ancora possiamo del nostro popolo, delle nostre proprietà, infrastrutture, economia e tutto il resto. Se lo lasciamo fare ciò che lui, i suoi alleati e le potenze occidentali vogliono, perderemo altre persone e ci sarà un ulteriore spargimento di sangue. Se ciò accade, il bagno di sangue continuerà, sarà un genocidio, con altre migliaia di morti, il paese sarà saccheggiato e depredato dalle sue forze, gli edifici e le infrastrutture saranno distrutti, l’economia devastata, altre migliaia di persone che vivranno in esilio e una fuga di cervelli delle persone migliori che sono essenziali per ricostruire il paese, che sarà lasciato nel caos. Noi siriani non vogliamo nè accettiamo questo, e così lavoriamo sodo tra di noi per unire le nostre forze per ucciderlo e porre al più presto fine a questa terribile situazione. Noi popolo siriano siamo ottimisti perché Allah è con noi e siamo tutti uniti, e crediamo che prestò ci sarà la pace. Se restasse non ci sarebbe nessuna pace, solo più caos e spargimenti di sangue e vivremo nelle tenebre per sempre come schiavi. Ci rifiutiamo di accetare questo per cui preferiamo vivere con dignità oppure morire come martiri. Questa è la nostre opzione preferite, la morte piuttosto che l’umiliazione.
RR: Come vedi la pretesa ripetuta da molti mezzi di informazione che si tratti di una “guerra civile settaria”?
FS: Non vi è una guerra civile settaria: questa è soltanto propaganda usata e promossa dal regime e in altri paesi. Essi sostengono che se il regime crolla ci sarà la guerra civile e la gente che si ammazza a vicenda, ma se rimane manterrà integra la società siriana. Questa è una menzogna sfacciata; quello a cui il regime e loro (le potenze straniere, ndr) stanno lavorando è dividere la Siria in regioni autonome come in Iraq, ai Curdi uno stato nel nord-est, ai drusi uno nel sud e agli alawiti uno sulla costa siriana, mentre ai sunniti rimarrebbe il resto. Questo è il loro piano e Bashar sta lavorando duramente per realizzare la sua ambizione di uno stato alawita-sciita. Si dimenticano però che fin dall’inizio della rivoluzione il nostro moto è stato “Uno, uno, uno – il popolo siriano è uno”.
Questa nazione è per tutti: qualunque sia la tua religione, setta o gruppo tu sei siriano e appartieni alla Siria. Tutte le sette del popolo siriano rifiutano questo piano di dividere la nazione e si sono appellate all’unità. Durante la rivoluzione ho incontrato e parlato con siriani alawiti, sciiti, cristiani, drusi e sunniti e tutti hanno respinto questi piani per dividerci. Tutti invochiamo l’unità – un popolo una nazione, anche se il regime ha tentato più volte di armare sette diverse e dirigerle l’una contro l’altra, per creare divisioni tra di noi. Per quanto (il regime, ndr) si sforzi, non permetteremo di essere manovrati in questo modo, e di combattere e uccidere l’un l’altro – siamo tutti fratelli e sorelle.
Infine, voglio dire una cosa in più: prima che la nostra rivoluzione cominciasse, abbiamo tutti vissuto in pace e armonia. Io vivevo personalmente in un condominio con vicini sciiti, ebrei e cristiani. I miei amici appartengono a tutte le sette, ci amiamo vicendevolmente e viviamo assieme.
RR: Pensi che questa esperienza ti ha cambiato come persona? Se sì, in che modo?
FS: Sì, mi ha cambiato e ha accresciuto la mia consapevolezza riguardo il complotto globale volto a garantire il fallimento della nostra rivoluzione. Ho anche scoperto che l’intero mondo guarda solo ai propri interessi e non si preoccupa nient’altro che di sè stesso. Non credo più nella retorica delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative, che si tratti di Human Rights Watch, UNICEF, UNICO, della Corte penale internazionale, del CJI o di qualsiasi altra cosa. Il mondo intero non è riuscito ad ideare un programma per aiutare i siriani in Siria o i rifiugiati nei paesi limitrofi o addirittura tenere una riunione di donatori. Anche la conferenza “Amici della Siria” non ha ottenuto nulla; stanno solo a guardarci e a lasciarci uccidere con il sostegno russo e iraniano.
La rivoluzione mi ha comunque dato una speranza in un modo: vuoi sapere come? Mi ha insegnato che quando si incontrano problemi o ostacoli nella vita, nessun altro se non solo una manciata di veri amici si preoccuperanno o aiuteranno te e le tua famiglia, devi fare da solo e aiutare gli altri nella stessa situazione in qualunque maniera. Mi ha reso più consapevole e orgoglioso del mio popolo e del mio paese e di cosa dobbiamo fare per porre fine a ciò. Siamo gente pacifica e abbiamo delle risorse. Possiamo ricostruire noi stessi e il nostro paese, sviluppare le nostre competenze già esistenti e imparare nuove abilità. Ora sono più responsabile di quello che ero: voglio costruire me stesso, sviluppare le mie competenze, acquisire maggiori conoscenze e condividerle con la mia gente. Voglio tramandare alle generazioni future che abbiamo combattuto e sacrificato le nostre vite per ottenere la libertà e che non dovremo mai più accettare chiunque si credi un dio e ritenga di avere il diritto divino di governarci per sempre, ma dovremo eleggere solo leader altruisti che hanno a cuore il popolo siriano e la nazione piuttosto che l’auto-arricchimento.
Voglio sottolineare che la rivoluzione è nelle nostre mani. Credo che il mondo abbia bisogno di cambiare e realizzare che tutte le persone del pianeta sono uguali e gli deve essere concesso di ottenere la libertà. Ho anche scoperto che quelli che si definiscono “leader arabi” e governano paesi arabi sono in realtà infidi mandatari di poteri esterni o sempcliemente non si preoccupano affatto degli arabi.
RR: In cuor tuo, per quanto tempo ancora pensi che la rivoluzione possa continuare e cosa pensi che sia probabile che accada nel periodo successivo alla rivoluzione?
FS: Quando iniziammo questa rivoluzione, sapevamo che non saremmo mai tornati indietro e siamo ancora consci di questo: dopo tutto quello che abbiamo passato e sacrificato, saremmo condannati se soltanto considerassimo di ritornare a come stavano le cose; questa è la nostra risposta definitiva. Tutto ciò che Bashar ha commesso contro di noi e continua a farlo senza pause, lo ha fatto con il crescente supporto di Israele, Russia, Iran e China; abbiamo dimostrato al mondo che continua a negare il loro coinvolgimento, che truppe iraniane, russe e di Hezbollah sono state catturate in ogni città siriana, con ognuno di essi in possesso di documenti comprovanti ciò. Inoltre, abbiamo ottenuto dei documenti ufficiali del regime che dimostrano che Bashar ha importato sempre più soldati sciiti da Iran, Libano e Iraq, compresi dei membrei della Guardia Rivoluzionaria iraniana, con la Russia e altre nazioni che gli inviano armi così come delle truppe. Nonostante tutto questo, tuttavia, il suo regime sta perdendo la battaglia, ma i suoi alleati e le potenze occidentali vogliono che rimanga e continuare a coprirlo in qualsiasi modo possibile. Sfortunatamente per loro, noi sconfiggeremo lui e loro e lo uccideremo presto, inshallah.

Soldati del Esercito Libero Siriano entrano in una zona di Aleppo quasi raso al suolo dall’esercito del regime.
Quindi, se mi chiedete quanto tempo ancora continuerà la rivoluzione, io dico che la continueremo fino a quando non lo avremo ucciso e cacciato Russia, Iran e Hezbollah dal nostro paese. Nessuno in Siria accetterà di farla finita ora perché ogni famiglia in ogni villaggio, paesino o città siriane ha almeno un martire, un detenuto, una vittima di un rapimento da parte delle forze del regime o un membro della famiglia spinto verso l’esilio.
Lo sai che ha annientato molte famiglie intere? Lo sai che ha distrutto la maggior parte delle città e ha arrestato più di 250 mila persone? Lo sai che ora sta punendo collettivamente ogni persona in qualsiasi area che si è opposta a lui (la maggior parte della Siria) e che le sue forze stanno avvelenando le forniture di acqua e di prodotti alimentari, anche prendendo di mira i forni per fare in modo che la gente muoia di fame? Lo sai che le sue forze stanno negando le medicine e le cure mediche, bombardando ospedali e prendendo di mira il personale medico nella speranza che questo costringerà il popolo siriano ad obbedirgli? Noi gli diciamo, vai all’inferno!
Tutto il mondo lo vede e non fa nulla, scusandosi dicendo “E’ difficile e complicato” ma in realtà è molto semplice – i siriani vogliono liberarsi dalla dittatura – e potrebbero aiutare se solo lo volessero. I siriani sanno tutto questo. Continueremo e ci sosterremo a vicenda nonché sosterremo e combatteremo per l’ESL. Qualunque cosa Bashar faccia, noi non ci fermeremo; ogni uomo, ogni donna e ogni bambino si batterà fino all’ultimo respiro. Non acceteremo quel che il mondo vuole per noi, non indietreggieremo di un passo nè accetteremo quel che ci vogliono imporre. Abbiamo cominciato questo e noi lo porteremo a conclusione. E soprattutto, lo abbiamo detto fin dall’inizio, Allah è con noi e Allah e nessun al di fuori di Allah è co noi. Non abbiamo nessuno se non Allah.
Mi stai chiedendo “cosa farai dopo la rivoluzione?” Stiamo lavorando sotto copertura, per preparare tutto e cooperare tra di noi. Abbiamo progetti in atto ma il problema è che non possiamo rivelarli per timore che le persone sbagliate scoprano ciò che stiamo progettando. Tutto quello che posso dire è che stiamo coordinandoci tra l’ESL, i consigli militari, l’opposizione e i vari partiti per garantire che la normalità e lo stato di diritto siano ripristinati una volta caduto il regime, in modo che il popolo siriano possa ritornare a condurre una vita normale. Creeremo un governo di transizione che rimarrà in vigore fino a quando una nuova costituzione sarà stata creato e saranno decisi un nuovo presidente, un nuovo governo e un nuovo parlamento.
RR: Quali sono i tuoi progetti per il periodo post rivoluzionario? Le tue esperienze di vita attraverso la rivoluzione li hanno cambiati? Se sì, come?
FS: A dire il vero, mi piacerebbe far esperienza ed essere attivamente coinvolto in questioni politiche. Voglio avere un ruolo attivo nella ricostruzione e nello sviluppo del mio paese, e aiutare a fornire ciò che è necessario come il cibo e le medicine. Mi piacerebbe essere coinvolto negli aiuti e nell’assistenza umanitaria perché, come sai, ora abbiamo molti adulti e bambini amputati che hanno perso gli arti in attacchi del regime per cui hanno bisogno di arti artificiali, così come ci sono persone che necessitano di interventi chirurgici urgenti. Tutto ciò verra a costare miliardi per cui abbiamo bisogno di raccogliere fondi o di ricevere aiuto da ospedali all’estero.
Mi piacerebbe essere coinvolto nel sistema educativo. Come sai, sono uno traduttore e mi piacerebbe aiutare a insegnare ai bambini e ai giovani in scuole, università e altre istituzioni educative. Il regime ha ucciso docenti in molti settori per cui abbiamo una carenza enorme a riguardo e dobbiamo lavorare sodo per riempire questi posti vacanti e sovrintendere all’attuazione di un piano di vera educazione per introdurre un programma di apprendimento accelerato al fine di evitare problemi futuri per quei ragazzi che hanno già perso due anni di insegnamento a causa dei bombardamenti del regime e il caos ha significato che non avrebbero potuto continuare la loro educazione.
Noi vogliamo catturare tutti i soggetti coinvolti in uccisioni, torture, stupri e sacchegghi, per giudicarli, imprigionarli e giustiziare i peggiori colpevoli. Non permetteremo a nessuno di sfuggire alla pena a causa della propria setta. Siamo stati tutti esposti senza discriminazione alla persecuzione, terrore e intimidazione, e troppi sono stati torturati e/o uccisi per cui vogliamo giustizia e dignità allo stesso modo per tutti.
Infine, voglio partecipare attivamente al processo politico per aiutare e rappresentare il mio paese a la mia gente. Ho ancora l’ambizione di ottenere un Master in Traduzione e Interpretariato, anche se il regime mi ha privato di questa opportunità fino ad oggi e ha sprecato due anni della mia vita in una guerra brutale contro il popolo siriano. Questo è ciò che ci è stato imposto ma tuttora rifiutiamo il regime.
Originale in inglese https://wewritewhatwelike.com/2012/09/22/interview-with-a-free-syrian/