Arresti, Detenzioni, Torture, Fame, Stupro… Essere una ragazza palestinese in Siria

Posted: 08/07/2015 by editormary in Counter-terrorism, Human Rights, Middle East, Nakba and Right of Return, Palestine, People's Movements / Struggles, Refugees, Resistance, Somoud: Arab Voices of Resistance, Syria, War
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muslim-girl-crying-8(Traduzione di Claudia Avolio)

Una ragazza palestinese diciottenne di nome Huda ha spiegato nel dettaglio le orribili esperienze vissute nelle carceri del regime siriano, che vanno dalle percosse alla tortura con scariche elettriche agli stupri multipli.

Huda, originaria del campo di rifugiati palestinesi di Yarmouk, a Damasco, che non ha voluto diffondere il suo vero nome per ovvie ragioni (la paura di ulteriori ripercussioni da parte del regime) è stata arrestata da membri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina – Comando Generale (FPLP-CG), gruppo pro-regime, all’entrata del campo verso l’inizio del 2013 quando aveva 16 anni con accuse di “terrorismo”.

Huda ha detto che lei ed altre tre donne palestinesi del campo di Yarmouk sono state torturate dal personale del FPLP-CG prima di essere consegnate al tristemente noto braccio “Palestina 235” del regime di Assad a Damasco, in cui è stata incarcerata per i quattro mesi successivi.

Ha ricordato di aver subìto tutte le forme di tortura da parte degli agenti di sicurezza del regime ogni volta in cui la portavano fuori dalla cella che misurava appena 3 metri per 4 ed in cui è stata tenuta insieme ad altre diciotto donne, la maggior parte palestinesi come lei. I torturatori del regime hanno iniziato con le scosse elettriche, ha detto Huda, seguite da percosse con fruste e corde. In seguito è stata trasferita al “Braccio 215” sempre a Damasco, in cui nelle sue parole la tortura è “esponenzialmente” peggiore di quella che aveva sofferto al braccio “Palestina”.

Al “Braccio 215”, ha ricordato ancora la ragazza, “gli investigatori interrogavano giovani donne e uomini del campo di rifugiati di Yarmouk, chiedendo nomi [di chiunque si opponesse al regime]. Quando negavamo di conoscerli, ci picchiavano, torturavano, lasciavano morire di fame e ci davano scosse elettriche. Sono stata stuprata nel corso della mia permanenza lì per oltre 15 giorni. A volte sono stata stuprata ripetutamente più di dodici volte al giorno da diversi funzionari e guardie della prigione”.

Huda ha scoperto di essere rimasta incinta nel corso di uno degli stupri quando ha abortito per via delle percosse quotidiane che le venivano inferte come sempre, di cui ha detto che il risultato è stato “il mio essere ferita e sanguinante al punto di perdere conoscenza. Mi hanno gettata in una cella piena dei corpi di detenuti uccisi sotto tortura, in cui sono stata obbligata a restare, circondata da quei corpi e da quel sangue per circa tre settimane. È stato allora che ho scoperto di essere incinta, quando ho abortito per via delle percosse”.

Lo stupro di detenute donne è pratica comune, ha spiegato Huda, aggiungendo: “Una di loro ha tentato di suicidarsi sbattendo la testa sui muri della cella. Ogni volta perdeva conoscenza per alcune ore”.

La ragazza ha ricordato un caso di cui è stata testimone quando una ragazza palestinese di 20 anni nella stessa cella ha dato alla luce un bambino concepito quando è stata stuprata ripetutamente dalle guardie del regime. “Dopo che è nato, non riusciva a guardare il bambino o a tenerlo vicino a sé nella cella, e non sopportava il suono del suo pianto. Voleva solo sbarazzarsene, ucciderlo mentre non guardavamo, perché la sua esistenza era un promemoria del fatto che fosse stata stuprata dai funzionari”. Ha continuato dicendo: “Alcuni giorni dopo una guardia è entrata e ha portato via il bambino – sapevano che la sua presenza nella cella era una prova della tortura che l’aveva creato”.

Prison-HandsHuda ha parlato di come sia quasi morta in uno dei centri di detenzione del regime per via degli effetti della tortura, della fame e dello stupro, che l’hanno ridotta sanguinante in modo grave; le guardie del regime l’hanno lasciata nella sua cella senza alcun riguardo sanitario né medicine.

Tra le forme di tortura psicologica che ha ricordato, Huda ha detto che mentre era tenuta nella cella coi corpi senza vita di altri prigionieri è stata obbligata a mangiare del cibo gettato sul pavimento davanti a lei come a un animale, cibo che si era mescolato al sangue rappreso lasciato dalle ferite dei prigionieri morti. I detenuti ricevevano un pasto al giorno composto di bulgur (grano spezzato), a volte accompagnato da una fetta di pane. Ha detto ancora: “Potevo sentire dei lamenti dalle celle vicine mentre camminavano sui corpi delle persone per portare dei cadaveri fuori nel passaggio che collega le celle”.

Ha descritto guardie ubriache far subire ai detenuti percosse in modo indiscriminato senza alcuna ragione o giustificazione, insieme a costanti abusi verbali in cui insultavano i prigionieri e la loro religione, aggiungendo che un’altra giovane donna è morta per le ferite riportate alla testa nel corso di queste percosse date a casaccio.

Funzionari e guardie si vendicavano spesso sui prigionieri delle perdite subìte dall’esercito del regime in scontri con le forze ribelli all’esterno, nonostante i prigionieri non avessero nulla a che farci, ha detto ancora Huda, ricordando poi una donna che è stata punita e messa in una cella di isolamento per oltre tre mesi dopo che ha insultato Assad nel corso delle torture.

Yarmouk, agosto 2015, manifestazioni contro il perdurante assedio del campo profughi palestinese vicino a Damasco.

Yarmouk, agosto 2015, manifestazioni contro il perdurante assedio del campo profughi palestinese vicino a Damasco.

Dopo essere stata finalmente rilasciata dalla prigione, Huda ha scoperto che suo padre era morte in un bombardamento da parte del regime del campo di Yarmouk molti mesi prima, mentre lei era in carcere, e che quattro dei suoi fratelli erano stati imprigionati. Quando ha cercato di scoprire dettagli su dove fossero finiti, recandosi all’ufficio dell’OLP a Damasco e all’ambasciata palestinese, è stata informata da un membro dello staff che “se non fossero stati terroristi non li avrebbero arrestati per così tanto tempo” e che “meritavano di venire arrestati visto che erano terroristi”. Huda ha detto di essere riuscita a identificare tre dei suoi fratelli dalle foto trapelate di detenuti che sono morti nelle prigioni del regime sotto tortura, mentre il destino del suo fratello più giovane resta sconosciuto.

Il Gruppo Palestinese di Lavoro in Siria ha chiesto che il regime siriano rilasci tutti i prigionieri palestinesi e ne riveli la sorte, sottolineando che quanto sta avvenendo nelle prigioni del regime è un crimine contro l’umanità sotto ogni standard. Il gruppo ha ufficialmente catalogato 933 prigionieri palestinesi detenuti dal regime, confermando l’uccisione sotto tortura di 408 di loro, di cui 77 appurate dalla pubblicazione di immagini trapelate di alcuni dei prigionieri uccisi sotto tortura nelle prigioni del regime.

Articolo tratto dal Gruppo Palestinese di Lavoro in Siria

Via: Shahba Press

English version https://wewritewhatwelike.com/2015/08/07/arrest-detention-torture-starvation-rape-when-you-are-a-palestinian-girl-in-syria/

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